Vite
Spezzate in Svizzera Nr° 1
“Shattered
lives” è un gruppo, creato
da diverse persone ferite dopo incidenti sul lavoro, che vengono visti come errori ingiustificati da aziende,
assicuratori, medici e altre parti interessate. Dopo aver conosciuto la storia
di alcuni membri, la Rivista Repórter X Editora Schweiz ha deciso di dare voce a questo gruppo, al fine di contribuire a dare visibilità ai casi, in modo che
inizino a vedere risultati più positivi di quelli che sono accaduti. Nella
prima intervista, João Quelhas domanda
ai principali fondatori di questo
gruppo, Rui Fialho e João
Pedro Antunes, così
come altri due infortunati, di nome
Fernando
Bandeira e Victor Carlos.
Rui
Fialho
vive in Svizzera dal 2009 a Zurigo. Nel 2011 ha subito un infortunio sul
lavoro, che inizialmente non era stato dichiarato come tale. Continuò a lavorare, poche settimane
dopo l'incidente, andò in ospedale, dove
gli fu prescritto un farmaco
e gli fu fatto un'iniezione. Le lesioni derivate da lesioni non trattate hanno iniziato
ad apparire più tardi, e nel 2015 si è verificato un altro incidente, in cui una piastra di ferro è caduta sulla sua testa. Questo
incidente è stato dichiarato, ma in ospedale hanno fatto solo valutazioni
superficiali, non usando l'ausilio della radiologia per fare la diagnosi corretta. Da questo scontro sono avvenute
lesioni cervicali, che la SUVA non vuole assumere, quindi, oggi capisce che vengono elaborate solo analisi
superficiali, in modo che non ci siano registrazioni di lesioni il giorno
dell'incidente. Tra il 2015 e il 2017, è andato dai medici costantemente e gli
fu sempre prescritto una serie di farmaci. Tutto questo accumulo di situazioni
ha portato alla necessità di smettere di lavorare nell'aprile 2017, ed è allora che ha iniziato a rendersi conto che
medici, assicuratori e istituzioni coinvolte mentono ai feriti, sostenendo di
avere prove di questa affermazione, credendo che ci sia un "complot" tra loro e anche con le “aziende”, Entità responsabili,
con un interesse di tutte
queste entità a difendersi e ignorare
il Danneggiato. Sostiene che
da allora c'è stata una storia di bugie, manipolazioni e minacce e i referti medici
sono pieni di contraddizioni. È ovvia manipolazione così visibile che, per difendersi, pur sapendo che non è legale, è
stato costretto a registrare conversazioni con i medici, perché dicevano una
cosa e nei rapporti ne scrivevano un'altra. Per Rui è sorprendente come la Svizzera, essendo tra i primi paesi al mondo con
migliori condizioni mediche e ospedaliere, agisca in un tale incorrere, portando i denuncianti a dover recarsi nei loro
paesi di origine per fare esami medici, per poter comprendere i problemi e ottenere referti medici
validi. Con Rui è successo esattamente lo stesso. Per molto tempo, i loro
dolori sono stati considerati psicologici e muscolari. Dopo aver iniziato a
scuoterei social network
con denunce,
ha ottenuto un’opinione
neutrale e, nel giro di 8 mesi, ha fatto tre operazioni, che contraddicono le dichiarazioni
mediche del dolore psicologico. È stato operato alla cervicale, la spalla destra aveva i tendini strappati e
solo nel 2020 ha scoperto una lesione locale. Dopo quattro anni e mezzo il
dolore a una gamba è continuato, e ha scoperto che aveva un problema all'anca e l'intervento
chirurgico è stato programmato per la prima volta questo ottobre. Si scopre che è stato cancellato, perché
dicono che la lesione è piccola per una protesi e troppo grande per una
riparazione. Dopo tutta questa tensione fisica, monetaria e psicologica, il
senso di panico è tornato, poiché viene nuovamente spinto in infiltrazioni,
che non vuole effettuare e sente che sta frenando questa stessa lotta, e per sino
i suoi avvocati assicurativi hanno disdetto il contratto per non dover
difendere la vittima. Rui si è lamentato con diverse istituzioni, tra cui
associazioni di medici, avvocati, media,
compresi molti canali che si sono rifiutati di aiutare, portando all'idea che
ci sia bisogno di soffocare situazioni come questa che, essendo scoperte,
porterebbero a uno scandalo internazionale e alla scoperta di molte illegalità.
Uno di questi è la violazione del segreto professionale, da parte dei medici,
che passano informazioni ad assicuratori e “aziende” / Entità responsabili, e
manipolano esami che raggiungono il medico di famiglia in modo distorto. Grandi
istituzioni come AI/IV investono migliaia in pubblicità, ma lasciano che le
famiglie spendano i loro bisogni, vivano in elemosina/miseria e implorino i
loro diritti di sopravvivenza. Per quanto riguarda i medici, prima pensava che
fossero incompetenti, poi si rese conto che erano mafiosi. Ti senti come una
cavia nelle mani di medici tirocinanti. Al momento vive nel dolore ma, dopo le
operazioni, la sua qualità di vita è migliorata del 90%. Hai ancora il problema
dell'anca irrisolto, e anche se non sei disabile, se fai sforzi, peggiora. SUVA
non prende il sopravvento sull'incidente cervicale e quindi non paga nulla. In
questo momento è senza paga. Ha già informato la Corte di Berna, così come le
autorità portoghese, e si rifiuta di tornare in Portogallo a mani vuote. Ha un
sacco di prove, e vorrà che gli fosse permesso di presentarle in tribunale.
Durante questo percorso, ha incontrato persone che hanno cercato di aiutarlo e
ha perso amici che non immaginava di perdere.
João Pedro
Antunes è
arrivato in Svizzera nel 1999. Nel 2006 ha subito il suo primo incidente, in
Ticino. Gli è stata concessa l'opportunità di reintegrarsi professionalmente,
facendo una formazione per cambiare area, perché inizialmente lavorava in
granito. Nell'ultimo rettilineo di questa formazione, nel 2009, ha avuto un
secondo incidente, che ha provocato più di 25 operazioni, piene di vari errori
medici, di cui ora sta subendo conseguenze. All'inizio era supportato dalla
SUVA. Durante questo reinserimento soffrì di una piccola depressione, perché
aveva una famiglia sotto la sua responsabilità; depressione che è peggiorata
drammaticamente dopo il secondo incidente. Cominciò a rendersi conto delle
ingiustizie del servizio, delle bugie da parte dei medici e delle
manipolazioni, e così cercò aiuto legale dagli avvocati. Il lavoro degli
avvocati ha fatto spendere al ferito più di 60 mila CHF, e non ha portato a
nulla, perché crede, come Rui, che ci sia un "complot" con i servizi.
Quando si rese conto di essere stato ingannato e manipolato, spinto in diecine
di infiltrazioni e assumendo tantissimi farmaci, la sua depressione peggiorò e
fu ricoverato in diverse Cliniche di psichiatria quelle deve essere seguito
regolarmente dal suo Psichiatra. Iniziò a registrare le conversazioni dai medici,
anche se sapeva che era illegale, perché si rese conto che le informazioni e
esami venivano trattenuti o mostrati esami che non provenivano dal suo corpo, o
nascosti i problemi rilevati. Ha dovuto eseguire esami all'estero per ottenere
l'accesso a rapporti reali. La SUVA stessa lo ha indirizzato agli psichiatri, e
ora non si assume i costi. Al momento, ha una percentuale di disabilità da
parte dell'AI riconosciuta dalla Corte dal 01 gennaio 2015 con decisione verso
la fine dell’anno 2018 mentre pagano su queste “basi” verso la Primavera 2019.
Dal momento che l'incidente fu il 12 luglio 2009 e deve essere riconosciuto dal
12 luglio 2010, ci sono 5 anni di diritti persi e una lotta in tribunale per
essere decisa una disabilità corretta. La SUVA, da parte sua, ha escluso la
responsabilità perché sostiene di essere una malattia e non una causa di
incidente ed è quindi in viaggio verso il tribunale europeo per rivendicare i
suoi diritti. Nell'ottobre 2019, ha ricevuto una lettera in cui è stato
invitato a tornare nel suo paese, senza diritto a nulla. Testimonianza dell'uso delle entità di fronte
alle situazioni, senza pensare ai feriti e alle loro famiglie, portandoli a
vivere situazioni di panico, perché non hanno i soldi per sopravvivere. Quando
gli viene chiesto come vede il futuro, dice che se il presente è difficile, non
vuole immaginare il futuro. L'estenuante lotta per i suoi diritti lo ha portato
a tentare il suicidio, cosa di cui non è orgoglioso, ma al momento si sente in
grado di continuare la battaglia per sua moglie, il suo grande pilastro e chi
lo ha salvato, e per i suoi tre figli. Pensare ai prossimi interventi
chirurgici è qualcosa che lo spaventa, perché gli errori medici sono costanti,
e anche con il grande investimento in cure, la Svizzera fallisce con la mancanza
di buoni professionisti. Sa anche, d'altra parte, che se non venisse operato,
potrebbe perdere la mobilità. Vive quotidianamente con dolore in varie parti
del corpo, usando farmaci come SOS. Ha un sostegno del 22% della SUVA (1003
CHF) e del 43% dell'AI (1079 CHF), che è appena sufficiente per ( “l’affitto” ).
Fernando Bandeira vive
in Svizzera dal 1990. Nel 2013 ha avuto un incidente, cadendo da 5 metri di
altezza. Le bugie iniziarono immediatamente, poiché i referti medici affermano
che la caduta era alta 1,5 m. La sua caduta ha provocato la frattura della
tibia e di due vertebre della colonna vertebrale, e dopo l'intervento
chirurgico è stato informato che tutto era passato attraverso le procedure
previste, il che non era reale, perché il dolore era immenso. Dopo più di una
dozzina di operazioni e distorsioni del dolore per più di 2 anni, si trasferì
in un altro cantone della Svizzera e cercò un nuovo medico e fu rilevata una
distorsione della gamba. Dopo gli esami radiologici, è stato riscontrato che la
gamba era storta di 15 gradi, il che contraddiceva i rapporti del vecchio ospedale.
Lasciare la gamba storta per tre anni ha provocato la distruzione dell'anca,
del ginocchio e della colonna vertebrale. Dopo l'intervento
chirurgico, dove hanno lasciato la gamba, per riparare la lesione, con le conseguenze di un errore medico che si è trascinato per più di 3 anni, ha portato a
lesioni gravi e irreversibili, vivendo per più di 8 anni con dolore costante. È
accompagnato da psichiatri, per ordine del SUVA, perché presenta una profonda
depressione. Il tuo dolore non ti permette nemmeno di dormire più di quattro
ore a notte. Per 7 anni è stato aiutato dalla SUVA, ma nel 2020 ha ricevuto una
lettera che lo informava del taglio di questi aiuti, quindi, non ha ricevuto alcun sostegno per più di un anno, in quanto affermano di
essere problemi di salute e non cause dell'incidente. Con 4 figli minori,
Fernando è costretto a ricorrere all'aiuto della famiglia, per poter mantenere
la sua famiglia, essendo attualmente creando vite, che non sa se sarà mai in grado di permetterselo. Non
può dare alla sua famiglia la vita che merita, e questo li lascia frustrati e
scoraggiati. Tutti i soldi spesi per gli avvocati si sono rivelati inutili, e
anche con numerose limitazioni a livello fisico, non essere in grado di salire o scendere le scale, stare seduto
troppo a lungo o in piedi, tra molti altri, affermare che la vittima può
lavorare. Si vergogna e non ha mai chiesto alcun tipo di aiuto sociale, solo
per riconoscere i suoi diritti dopo 30 anni di lavoro. Vedete un futuro oscuro
davanti a voi se lo mantenette così senza una soluzione. È stato spinto da un
medico all'altro, spesso tirocinanti, che non avevano alcuna conoscenza a
livello del suo caso. Con quattro figli e una mancanza di retribuzione per 13
mesi, ti ritrovi in una zona senza fine. In
questo momento ci sono già movimenti che cercano di aiutare questa famiglia.
Victor Carlos ha
35 anni e vive in Svizzera da 13 anni. Ha avuto un incidente un anno fa, e a
quanto pare tutto andava bene. Ha smesso di avere contatti con i chirurghi ed era solo con gli assistenti. Dicono che farà parte di un nuovo lavoro, e lei non è
d'accordo. La prima relazione è piena di errori e menzogne, e voi ne avete la
prova. È stato assistito sul posto da un
paramedico, che ha visto l'intera condizione, e nel rapporto tutto è stato
presentato in modo
distorto, compreso l'oggetto con cui è stato colpito e il peso di esso. Continua a ricevere lo stipendio del suo
datore di lavoro e sua figlia non è mai stata pagata indenne dopo l'incidente a
causa di errori con documenti e burocrazia. Egli è privato di molti pezzi di vita
ordinaria, perché vive nel dolore, non
può nemmeno camminare a lungo. È diventato padre da poco, non può godersi i primi mesi di vita di sua figlia
come vorrebbe e non può prevedere un futuro luminoso. Eppure, offre la speranza
che si presenteranno nuove opportunità. Ha lasciato il Portogallo con dei
sogni, e dopo l'incidente è rimasto intrappolato, guadagnando l'80% del suo
reddito. Ha una figlia e moglie a carico, sua moglie ha dovuto iniziare a
lavorare per aiutare con le spese. La SUVA ha cercato di aiutarlo psicologicamente,
cercando di costringere Victor a tornare in Portogallo e smettere di lottare
per i suoi diritti. La sua famiglia è stata un pilastro indispensabile in
questa situazione di vita, e se non c'era forza che gli davano, forse era
già tornato
in Portogallo, lasciandosi alle spalle i suoi diritti. Molte vittime, stanche
di situazioni e lotte senza fine a favore dei loro diritti, contro discriminazioni,
abusi di potere, minacce e
manipolazioni, tornano nei loro paesi di origine senza nulla. I tuoi figli sono
vittime di bullismo e tutta la stanchezza fa sì che i feriti rodano i loro
diritti. Le vittime sostengono che i medici, i tribunali, la SUVA, l'IV/AI, e altre Entità responsabili, si
basano su sistemi corrotti, che cercano di ingannare le persone e coprire situazioni che
portano i feriti a vivere senza possibilità e senza dignità. Molti smettono di
lottare per paura di rappresaglie e per le difficoltà che provano nel cercare
di raggiungere gli organi responsabili. Diversi membri di questo gruppo si sono
recati alla porta dell'UNIA, un'entità a cui hanno consegnato una lettera
scritta, una lettera che è stata consegnata anche alle autorità competenti di
Berna, Belgio, IV/AI della SUVA, dove chiedono che i loro diritti siano
soddisfatti e rispettati. L'obiettivo è fare crescere il gruppo e poi creare Manifestazioni
ecc.. per avere visibilità.
La Revista
si è resa disponibile per contribuire ad aumentare l'impatto e la visibilità,
oltre a ottenere beni essenziali attraverso d’outrés per chi ne ha bisogno,
proprio come ha fatto il gruppo. Questa è stata la prima intervista, di diversi
che eseguiremo a diversi feriti e in questo momento abbiamo già fatto 3
conferenze con varie persone di varie età e sessi e professioni che vivono in
vari cantoni attraverso la Svizzera. (visibile
su Facebook e YouTube).
L'impatto
è già tale, che le persone danneggiate da questo sistema in salute, si stanno
già unendo al Gruppo Vidas Destroçadas per fare la forza e i media sono già
attenti, le radio online già parlano e fanno programmi su eli ’dorato in
Svizzera. Ora stiamo facendo traduzioni in italiano, francese e tedesco, da
inviare ai rispettivi Comune / Gmainds - Comuni e Governo svizzero e
comunicazione portoghese e svizzera. ´
RTP1 sta arrivando a Reporter X, e se me lo permetteranno, lo farò
sapere nello “show”, che rifletterò più tardi.
Intervista;
Quelhas, Direttore Magazine reporter X
Intervistati;
Rui
Fialho, João Pedro Antunes,
Fernando Bandeira, Victor Carlos
Trascrizione
video; Patricia Antunes
Revisione
editoriale; Sociologo, Dr. José Macedo de
Barros
Traduzione;
João Paulo A. Antunes
PORTUGUÊS
Vidas
Destroçadas – Capítulo Nr° 1
ÚLTIMA
HORA:
Vidas
destroçadas é um grupo criado por vários lesados após acidentes de trabalho,
que estão a ser vítimas de erros e injustiças por parte de empresas,
seguradoras, médicos e outros intervenientes. Após conhecer a história de
alguns membros, a `Revista Repórter X Editora Schweiz´ decidiu dar voz a
este grupo, de forma a ajudar a dar visibilidade aos seus casos, para que se
comecem a ver desfechos mais positivos do que aqueles que têm acontecido. Na
primeira entrevista, João Quelhas questionou os fundadores principais deste
grupo, Rui Fialho e João Pedro Antunes, bem como outros dois
lesados, de seu nome Fernando Bandeira e Victor Carlos.
Rui
Fialho
reside na Suíça desde 2009, em Zürich. Em 2011 sofreu um acidente de trabalho,
que inicialmente não foi declarado como tal. Continuou a trabalhar e, passadas
umas semanas após o acidente, foi ao hospital, onde lhe foi receitada uma
medicação e foi administrada uma injecção. As mazelas derivadas de lesões não
tratadas começaram a aparecer mais tarde, e em 2015 ocorreu mais um sinistro,
em que lhe caiu uma chapa de ferro na cabeça. Esse acidente foi declarado, mas
no hospital apenas fizeram avaliações superficiais, não recorrendo ao auxílio da
radiologia para fazer o devido diagnóstico. Desse embate resultaram lesões na
cervical, que a SUVA não quer assumir e, por isso mesmo, hoje entende que
apenas são elaboradas análises superficiais, para que não haja registos de
lesões no dia do acidente. Entre 2015 e 2017, as idas ao médico foram
constantes e apenas receitavam medicação. Todo este acumular de situações levou
a que, em Abril de 2017, fosse obrigado a deixar de trabalhar, e foi aí que
começou a perceber que médicos, seguradoras e instituições intervenientes
mentem aos lesados, afirmando ter provas desta afirmação, acreditando que
existe um “complot” entre estes e até com as próprias empresas, havendo um
interesse mútuo de todas estas entidades em defender-se e ignorar os lesados.
Afirma que, desde essa data, há um histórico de mentiras, manipulação e ameaças
e os relatórios médicos estão repletos de contradições. Foi uma vítima de
manipulação tão visível que, para se defender, mesmo sabendo que não é legal,
viu-se obrigado a gravar conversas com médicos, pois estes diziam uma coisa e
nos relatórios escreviam outra. Para Rui é incrível como a Suíça, estando entre
os primeiros países do mundo com melhores condições médicas e hospitalares, age
de tal forma incorrectamente, levando os queixosos a ter que ir aos seus países
de origem fazer exames, para conseguirem perceber os problemas e conseguirem
relatórios médicos válidos. Com Rui aconteceu exactamente o mesmo. Durante
muito tempo, as suas dores foram consideradas como psicológicas e musculares. Depois
de começar a agitar as redes sociais com denúncias, conseguiu uma opinião
neutra e, no espaço de 8 meses, fez três operações, o que contradiz as
afirmações médicas de dores psicológicas. Foi operado à cervical; o ombro
direito tinha tendões rasgados e só em 2020 descobriu uma lesão na lombar. Ao
fim de 4 anos e meio, as dores numa perna continuaram, e descobriu que tinha um
problema numa anca e foi agendada uma cirurgia para o início deste Outubro.
Acontece que a mesma foi desmarcada, pois dizem que a lesão é pequena para uma
prótese e grande demais para uma reparação. Depois de todo este desgaste
físico, monetário e psicológico, a sensação de pânico voltou, pois está
novamente a ser empurrado para a realização de infiltrações, que não quer
realizar e sente que está a recomeçar esta mesma luta, e inclusive o seu seguro
de advogados rescindiu contrato para não ter que defender a vítima. Rui fez
queixa em várias instituições, incluindo ordem dos médicos, advogados,
comunicação social, incluindo canais conhecidos que se recusaram a ajudar,
levando a criar a ideia de que há uma necessidade de abafar situações como esta
que, sendo descobertas, levariam a um escândalo internacional e à descoberta de
muitas ilegalidades. Uma delas é a quebra de sigilo profissional, por parte dos
médicos, que passam informações para seguradoras e empresas, e manipulam exames
que chegam ao médico de família de forma distorcida. Grandes instituições como
a IV, investem milhares em publicidade, mas deixam famílias a passar necessidades,
a viver de esmola e a implorar pelos seus direitos de sobrevivência.
Relativamente aos médicos, primeiro pensava que eram incompetentes, depois
percebeu que eram mafiosos. Sente-se uma cobaia nas mãos de médicos
estagiários. De momento vive com dor mas, depois das operações, a sua qualidade
de vida melhorou em 90%. Ainda tem o problema da anca por resolver, e mesmo não
estando inválido, se fizer esforços piora. A SUVA não assume o acidente da
cervical e por isso não paga nada. Neste momento está sem salário. Já informou
o tribunal de Berna, bem como as autoridades portuguesas, e recusa-se a
regressar a Portugal, de mãos a abanar. Tem muitas provas, e gostava que lhe
fosse permitido apresentá-las em tribunal. Durante esta caminhada, encontrou
pessoas que o tentaram ajudar, e perdeu amigos que não imaginava perder.
João Pedro Antunes chegou à Suíça em 1999. Em 2006
sofreu o seu primeiro acidente, no Ticino. Foi-lhe concedida a oportunidade de
reintegração profissional, fazendo uma formação, de forma a trocar de área,
pois inicialmente trabalhava no granito. Na recta final dessa formação, em
2009, teve um segundo acidente, que resultou em mais de 25 operações, recheadas
de variados erros médicos, dos quais sofre hoje consequências. Ao início era apoiado
pela SUVA. Durante esta reintegração sofreu uma pequena depressão, pois tinha
uma família a seu cargo; depressão essa que piorou drasticamente após o segundo
acidente. Começou a aperceber-se das injustiças do serviço, mentiras por parte
dos médicos e manipulações, e por isso procurou ajuda judicial, junto de
advogados. O trabalho dos advogados fez o lesado gastar mais de 60 mil CHF, e
não resultou em nada, pois acredita, tal como Rui, que há um “complot” com os
serviços. Quando percebeu que estava a ser enganado e manipulado, sendo
empurrado para centenas de infiltrações e toma de medicamentos, a sua depressão
piorou e esteve internado numa clínica de psiquiatria. Começou a gravar
conversas de médicos, mesmo sabendo que era ilegal, pois apercebeu-se que
estavam a ser ocultadas informações e exames, e estavam a ser mostrados exames
que não eram do seu corpo. Teve que fazer exames fora, para ter acesso a
relatórios verdadeiros. A própria SUVA encaminhou-o para psiquiatras, e agora
não assume os custos. De momento, tem uma percentagem de invalidez pela AI,
reconhecida pelo tribunal, a partir de 2015 e até 2018. Uma vez que o acidente
foi em 2009, estão 6 anos de direitos perdidos e uma luta na justiça para ser
decidida uma invalidez de 25%. A SUVA, por sua vez, descartou
responsabilidades, pois afirma ser doença e não causa de acidente e, por isso
mesmo, está a caminho do tribunal Europeu para reclamar os seus direitos. Em
Outubro do presente ano, recebeu uma carta onde era convidado a regressar ao
seu país, sem direito a nada. João deixa-nos um testemunho de aproveitamento
por parte das entidades face às situações, sem pensar nos lesados e suas
famílias, levando estes a viver situações de pânico, pois não têm dinheiro para
sobreviver. Quando questionado como encara o futuro, afirma que se o presente é
difícil; não quer imaginar o futuro. A desgastante luta pelos seus direitos
levou-o a tentar o suicídio, algo de que não se orgulha, mas de momento
sente-se capaz de continuar a batalha pela sua esposa, o seu grande pilar e que
o salvou, e pelos seus 3 filhos. Pensar nas próximas cirurgias é algo que o
deixa em pânico, pois os erros médicos são constantes, e mesmo com o grande
investimento a nível de cuidados, a Suíça falha com falta de bons
profissionais. Também sabe, em contrapartida, que se não for operado, talvez
perca a mobilidade. Vive diariamente com dores em várias zonas do corpo,
recorrendo a medicamentos como SOS. Tem um apoio de 22% da SUVA (1003 CHF) e
43% da AI (1079 CHF), que quase não chega para a renda de casa.
Fernando Bandeira vive na Suíça desde 1990. Em 2013
teve um acidente, caindo de 5 metros de altura. Imediatamente começaram as
mentiras, pois os relatórios médicos afirmam que a queda foi de 1.5 m de
altura. A sua queda resultou na fractura da tíbia e duas vértebras da coluna, e
após a cirurgia foi informado que tinha tudo corrido dentro dos trâmites
esperados, o que não se verificou real, pois as dores eram imensas. Depois de
mais de uma dezena de operações e dores, durante mais de 2 anos, mudou para
outro cantão da Suíça, e procurou um novo médico, sendo detectada uma torção da
perna. Após exames radiológicos, verificou-se que a perna estava torta 15
graus, o que contradizia os relatórios do hospital antigo. Deixar a perna torta
durante 3 anos, resultou numa destruição da anca, joelho e coluna. Após uma
cirurgia, onde partiram a perna, para consertar a lesão, com as consequências
de um erro médico que se arrastou durante mais de 3 anos, acarretou mazelas
graves e irreversíveis, vivendo há mais de 8 anos com dores constantes. É
acompanhado por psiquiatras, por ordem da SUVA, pois apresenta uma depressão
profunda. As suas dores não lhe permitem sequer dormir mais de 4h por noite.
Durante 7 anos foi ajudado pela SUVA, mas em 2020 recebeu uma carta que
informava o corte dessa ajuda e, por isso, está há mais de um ano sem receber
nenhum apoio, pois afirmam ser problemas de saúde e não causas do acidente. Com
4 filhos menores, Fernando vê-se obrigado a recorrer a ajudas familiares, para
conseguir manter a sua família, estando de momento a criar dívidas, que não
sabe se um dia vai poder pagar. Não consegue proporcionar à família a vida que
eles merecem, e isso deixa-o frustrado e desanimado. Todo o dinheiro gasto em
advogados revelou-se inútil, e mesmo com inúmeras limitações a nível físico,
não conseguindo subir ou descer escadas, estar sentado muito tempo ou em pé,
entre muitas outras, afirmam que a vítima pode trabalhar. Sente-se envergonhado
e nunca pediu nenhum tipo de ajuda à social, pretendendo apenas que sejam
reconhecidos os seus direitos, depois de 30 anos de trabalho. Vê um futuro
negro à sua frente, se continuar assim sem solução possível. Foi empurrado de
médico para médico, muitas vezes estagiários, que não tinham qualquer
conhecimento a nível do seu caso. Com 4 filhos e falta de remuneração há 13
meses, vê-se num beco sem saída. Neste Momento já há movimentos, a tentar dar
ajuda a esta família.
Victor Carlos tem 35 anos e vive na Suíça há 13 anos.
Sofreu um acidente há um ano, e aparentemente tinha corrido tudo bem. Deixou de
ter contacto com os cirurgiões, e apenas esteve com assistentes. Afirmam que
vai ser integrado num novo emprego, e não concorda. O primeiro relatório está
cheio de erros e mentiras, e tem provas disso. Foi assistido no local por uma
paramédica, que viu todo o aparato, e no relatório tudo foi apresentado de
forma distorcida, inclusive o objecto com que foi atingido e o peso do mesmo.
Continua a receber o ordenado por parte do patrão, e a sua filha nunca recebeu
abono desde o acidente, devido a erros com papéis e burocracias. Vê-se privado
de muitos aspectos da vida comum, pois vive com dores; não consegue sequer
caminhar por muito tempo. Foi pai há pouco tempo; não consegue disfrutar dos
primeiros meses de vida da criança como gostaria, e não consegue prever um
futuro risonho. Mesmo assim mantém a esperança que surjam novas oportunidades.
Saiu de Portugal com sonhos, e desde o acidente vê-se encurralado, a ganhar 80%
do seu rendimento. Tem filhos dependentes, a esposa teve que começar a
trabalhar para ajudar nas despesas. A SUVA tem tentado afectá-lo
psicologicamente, tentando obrigar Victor a regressar a Portugal e deixar de
lutar pelos seus direitos. A sua família tem sido um pilar imprescindível nesta
situação de vida, e caso não existisse a força que lhe dão, talvez já tivesse
regressado a Portugal, deixando os seus direitos para trás. Muitos lesados,
cansados de situações e lutas intermináveis a favor dos seus direitos, contra
discriminação, abusos de poder, ameaças e manipulação, regressam aos seus
países de origem, sem nada. Os seus filhos são vítimas de bullying, e todo o
cansaço faz os lesados desistirem dos seus direitos. As vítimas afirmam que os
médicos, tribunais, SUVA, IV/ AI, são baseados em sistemas corruptos, que
tentam enganar as pessoas e encobrir situações que levam lesados a viver sem
possibilidades e sem dignidade. Muitos deixam de lutar por medo de sofrer
represálias, e pelas dificuldades que sentem ao tentar chegar aos órgãos
responsáveis. Vários membros deste grupo foram para a porta da UNIA, entidade à
qual entregaram uma carta escrita, carta essa que também foi entregue às
autoridades competentes de Berna e à SUVA, onde pedem para que os seus direitos
sejam cumpridos e sejam respeitados. O objectivo
é fazer crescer o grupo e depois criar manifestações, para terem visibilidade.
`A
revista disponibilizou-se a ajudar no aumento de impacto e visibilidade, bem
como conseguir bens de primeira necessidade através doutrem para quem precisar,
assim como o grupo tem feito. Esta foi a primeira entrevista, de várias que
vamos realizar a diferentes lesados e nesta altura já fizemos 3 palestras com
variadíssimas pessoas de várias idades, sexos e profissões, a viver em diversos
Cantões pela Suíça (visíveis no Facebook e Youtube). O impacto já é tal, que as
pessoas lesadas por este sistema de saúde, já se estão a juntar ao Grupo Vidas
Destroçadas, para fazerem a força e a Comunicação Social já está atenta, rádios
on-line já falam e fazem programas sobre o “eldorado” na Suíça. Agora estamos a
fazer traduções em italiano, francês e alemão, para enviar às respectivas
Cumunas/ Gmainds – Câmaras Municipais, Governo helvético e comunicação
portuguesa e suíça. ´
Entrevista; Quelhas, Director
Revista repórter X
Entrevistados; Rui Fialho, João
Pedro Antunes, Fernando Bandeira, Victor Carlos
Transcrição
de Vídeos;
Patrícia Antunes
Revisão
Editorial;
Sociólogo político, Dr. José Macedo de Barros