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domingo, 20 de abril de 2025

Il Kit di Scatolette: tra la realtà della guerra e la santa ignoranza

Il Kit di Scatolette: tra la realtà della guerra e la santa ignoranza


                                di João Carlos Quelhas

Negli ultimi tempi si è parlato molto dei cosiddetti “kit di sopravvivenza”. I social si sono infiammati, i video si moltiplicano, gli esperti dell’ultima ora spuntano come funghi e perfino alcuni leader politici, come il Presidente francese Emmanuel Macron, lanciano avvertimenti: “preparatevi”. Ma prepararci a cosa?

La verità è che questi kit non sono una novità. Sono sempre esistiti – in forme e contesti diversi – da quando esiste il mondo. Ci sono sempre state guerre, catastrofi naturali, imprevisti. E in quei momenti, la gente si preparava come poteva. Mio nonno, il Sergente Quelhas, partecipò alla Prima Guerra Mondiale del 1914, e anche allora si discuteva molto su cosa ciascuno dovesse portare con sé. Il kit di sopravvivenza dell’epoca era forse diverso da quello di oggi, ma la logica era la stessa: resistere, tenere duro, sopravvivere.

In Svizzera, ad esempio, è comune trovare bunker. Isolati nelle montagne o incorporati negli edifici più moderni, molti palazzi ne sono dotati. Tuttavia, questi spazi non vengono forniti con cibo. Ogni cittadino è responsabile di procurarsi le proprie provviste. E qui entra in gioco una dura realtà: se oggi, in tempi di presunta pace, è già difficile per molte famiglie acquistare cibo per la vita quotidiana, come si può pretendere che abbiano anche un kit di scorte in più, che magari non verrà mai usato e finirà per scadere? Uno spreco alimentare in nome della paura.

Perché, diciamolo chiaramente: se arriva la fame, sarà per tutti. Se c’è guerra, colpirà tutti. Come il sole e la luna. Non scelgono tra ricchi e poveri. Nascono per tutti. Moriamo tutti allo stesso modo. Allora perché questa propaganda esagerata? È solo una moda dei social network, seguendo la logica del “tutti dietro a chi grida più forte”? È questa paura collettiva un altro prodotto dell’ignoranza o una manipolazione delle masse?

Durante la pandemia di Covid, abbiamo visto persone correre ai supermercati per svuotare gli scaffali… di carta igienica. Carta igienica! Se fosse stato cibo… ma no. Alcuni pensavano più al sedere che allo stomaco. L’ho sempre criticato. Sempre. Perché se manca il cibo, il sedere lo si lava a casa. Ma senza cibo, non si sopravvive. L’egoismo ha svuotato gli scaffali. E adesso vediamo di nuovo la stessa tendenza: ognuno per sé.

La verità è questa: un kit che dura una settimana, quindici giorni, forse un mese… non basta in una guerra lunga. E se la guerra dura due, tre, quattro, cinque anni? A cosa serve quel kit? Moriremo tutti di fame più tardi. È la paura che crea un conforto temporaneo. È la Santa Ignoranza che guida decisioni senza logica.

A casa mia, per esempio, ho frigorifero e congelatore. Compriamo continuamente e li teniamo pieni, anche quando non serve. È già una specie di kit permanente. Ma dimentichiamo una cosa: i prodotti più vecchi rimangono dietro. Tendiamo sempre a prendere quelli davanti. E quando ce ne accorgiamo, quelli dietro sono scaduti, dimenticati. Anche chi crede di essere pronto, forse sta solo alimentando la spazzatura del futuro.

Il mondo sta diventando strano. Le persone stanno diventando egoiste. Ognuno guarda solo al proprio ombelico. Si dimenticano che, in una catastrofe, o ci salviamo tutti, o moriamo tutti. Che la fame, la guerra, la pace e la speranza devono essere condivise. Ma no. Continuiamo a costruire kit individuali, invece di soluzioni collettive. Continuiamo a pensare come isole, quando dovremmo essere continenti.

La paura è naturale. Ma quando si trasforma in isteria, si perde il discernimento. E quando si perde il discernimento, si perde tutto.

João Carlos Quelhas


Revista Repórter X Editora Schweiz Oficial

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